Aneddoti sul Tartufo – Parte 2

Aneddoti sul Tartufo – Parte 2

Eccoci arrivati alla seconda parte della nostra rubrica che racconta di altri degli innumerevoli aneddoti sul Tartufo!

Vi siete persi la prima parte? Nessun problema, eccola qua!


I giorni dalla prima acqua

Oggi abbiamo stazioni termo-pluviometriche automatizzate che, addirittura in tempo reale, ci danno preziose informazioni su quali potranno essere le aree maggiormente produttive.

Unendo magari questi dati a quelli di origine geologica del terreno, saremo in grado di fare delle previsioni abbastanza attendibili sul dove andare. In linea di principio, con opportune  Application Programming Interfaces potrebbe essere facilmente implementata una App in grado di fornire indicazioni in tal senso. Posto di aver raccolto i dati geologici e termopluviometrici del caso, il problema ulteriore da risolvere è ‘quando’ iniziare la ricerca.

Ed anche qui, ricordiamo con piacere qualche vecchio tartufaio che, almeno per il Tartufo Bianco Pregiato, contava ’72 giorni dalla prima acqua’, ovvero circa 2 mesi e mezzo da quando il terreno aveva raggiunto le condizioni ideali per fruttificare, posto ovviamente che esse perdurassero abbastanza a lungo per garantire la crescita dei tartufi. Incidentalmente, anche nella letteratura specializzata si concorda con questa ipotesi empirica. Oggi sappiamo, infatti, che il Tartufo si forma e rimane immaturo nel terreno, col la gleba completamente bianca e privo di profumo. Questo finché non si realizzano le condizioni ideali per la maturazione, ovviamente diverse da specie a specie, durante la quale inizia la formazione delle striature nella gleba e l’emissione del caratteristico profumo. Ecco sfatato il mito del Tartufo che cresce dal nulla: è semplicemente già formato e la maturazione avviene nel giro di pochissime ore, rendendolo individuabile.

Un ritrovamento particolare

Correva l’anno 2017, uno dei peggiori di sempre, superato in siccità solo dall’Annus Horribilis, il recentissimo 2021.

Quell’anno fu veramente difficile dare continuità alla ricerca perché, francamente, si trovava pochissimo. Anche la passione, unico vero motore in anni come quelli, alla lunga tendeva a cedere il passo allo sconforto. Purtuttavia le uscite continuavano, quasi sempre infruttuose.

Una mattina come le altre, tornando in una zona dove nel marzo precedente avevano tagliato il bosco, accade un fatto strano: la canina salì si un tronco di pioppo tagliato di dimensioni notevoli. Poi, sentendo qualcosa, scese con le sole zampe anteriori e ‘puntò’ in mezzo alle frasche schiacciate dal peso del tronco.

Ben sapendo cosa volesse dire, il tartufaio infilò la mano fra le frasche ma non riuscì subito a trovare il terreno, perché sopra di esso c’erano circa 30 cm di frasche molto compresse. Non riuscì nemmeno a toglierle perché il peso del tronco, di circa 70 cm di diametro e lungo circa 1 metro e 20 cm, era davvero eccessivo. Il pioppo di cui era parte era stato tagliato per evitare che, cadendo naturalmente, potesse diventare pericoloso. Non essendo legna da ardere, era stato poi lasciato sul taglio.

Il problema era rimuoverlo. Provando a spostarlo a mano, oscillava solo su stesso e, anche per la presenza delle frasche sottostanti, non riuscivo a spostarlo quel tanto che bastava per levare le frasche.

Il tartufaio cercò allora un legno robusto – sul taglio ce n’erano – e , facendo a leva, alla fine riuscì a spostare il tronco di circa un metro. 

Nel frattempo successe un’altra cosa. Sentendo dei rumori, il tartufaio si girò e vide la canina a circa 10 metri di distanza che raspava frettolosamente.

Lasciò perdere il tronco appena spostato e fece appena a tempo a fermare la canina, che sentì un profumo inconfondibile salire dalla buca scavata in mezzo alle frasche. Prese un pò di terra, la annusò, ed immediatamente cominciò a lavorare con le mani nella buca appena aperta.

Nel giro di qualche minuto, all’inizio a mani nude e poi finendo col vanghetto, uscì fuori un bel tartufo; considerata l’annata, davvero notevole: ben formato, intero, sano, ottimo profumo. Dopo la pesatura, l’esito sarà niente male: 170 grammi. In un’annata normale non sarebbe stato niente di che, ma in un’annata come quella…

Dopo aver premiato la canina che giustamente pretendeva il premio, aveva appena iniziato ad apprezzare il bellissimo tartufo, quando si ricordò dell’altro. Corse quindi sopra le frasche del taglio ed arrivò dove aveva spostato il tronco di pioppo. 

Lì per lì non riuscì a localizzare il punto esatto e richiamò quindi la canina che, dopo un pò di disorientamento, non ebbe difficoltà a localizzare di nuovo il punto precedentemente ‘marcato’.

Il tartufaio premiò la canina e cominciò a togliere le frasche ormai libere dal peso del tronco spostato. Dopo un paio di minuti, riuscì ad infilare le mani fino al terreno. Dopo aver preso il primo pugno di terra, niente. Nessun profumo. Ne prese un altro, ancora niente. Dopo un altro paio di tentativi il tartufaio cominciò a scoraggiarsi. 

Tolse allora altre frasche e ricominciò come prima, allargando un pò la zona da cui toglieva la terra. Ed alla fine, eccolo! Inconfondibile, non molto marcato lì per lì, ma eccolo, il profumo. Il tartufaio ‘prende il punto’ ed inizia a prendere terra lì nei paraggi, e finalmente trova il punto preciso. 

Inizia così il solito lavoro di sempre, con la complicazione aggiuntiva di cavare in mezzo alle frasche . E dopo aver levato qualche centimetro di terra, ecco il tartufo. Notevole, anche questo.

Dopo averlo scoperto completamente nella parte superiore, ultimo colpo di vanghetto ed eccolo lì. Intero, sano, ottimo profumo, come l’altro. Immediatamente ecco la canina a reclamare il premio, subito soddisfatta in abbondanza.

La bilancia darà poi il verdetto: 250 grammi. davvero niente male, per quella mattina, in un’annata davvero difficile.

Post Scriptum: trattasi di storia vera, opportunamente anonimizzata.


Il Tartufo Bianco Pregiato più grande del mondo

Anche i Tartufi Bianchi Pregiati hanno la propria classifica mondiale, ovviamente tutta Italiana. Ecco, infatti, la graduatoria di sempre:

1° posto: 2.520 grammi , 1954

2° posto: 2.010 grammi, 2018

3° posto: 1.890 grammi, 2014

Quasi a riprova della mutazione climatica, Il primo posto si perde lontano nel tempo; il Tartufo da record di 2520 grammi fu allora donato da Giacomo Morra, ineguagliabile imprenditore di Alba, all’allora Presidente degli Stati Uniti d’America. Il gesto gli costò certamente moltissimo, dal punto di vista economico, ma dette al Tartufo Bianco Pregiato una cassa di risonanza a livello mondiale. Senza queste intuizioni di quel grande imprenditore, probabilmente, la conoscenza e l’apprezzamento mondiali del pregiato fungo di cui si avvantaggia oggi l’intero mercato Italiano, certamente non avrebbero la stessa gittata.

Ma la storia del più grande ritrovamento conosciuto e certificato merita una pagina tutta sua, per cui  ecco dunque il link alla pagina appositamente predisposta per il Tartufo da record.


Ti piacciono questi aneddoti sul tartufo? Faccelo sapere nei commenti!

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