La coltivazione del Tartufo – Tartuficoltura
Per Tartuficoltura si intende, alla lettera, la coltivazione del tartufo, anche se indiretta.
Introduzione
La Tartuficoltura è una tecnica risultante da molti ambiti di conoscenza, è doveroso premettere che troverete qui riassunti molti concetti presenti anche in altre sezioni.
Essa consiste nella messa a dimora di piante micorrizate (con la specie di tartufo che si intende produrre) per poi curarne la crescita con le consuete cure colturali, salvo alcuni accorgimenti per non interferire troppo sull’apparato radicale. Quando il micelio avrà raggiunto uno sviluppo sufficiente in termini di estensione e di concentrazione di micorrize, inizierà la fruttificazione vera e propria.
Curiosità: anche se in casi del tutto eccezionali, sono stati trovati dei tartufi bianchi pregiati nei vasi di coltivazione delle piantine micorrizate. In qualche caso il peso di questi tartufi è risultato superiore a quello della piantina che li aveva generati !
Il ciclo di vita
La produzione inizierà a partire dal sesto-settimo anno di età delle piante per poi diffondersi progressivamente fino a raggiungere la massima estensione dopo i dieci-dodici anni, se tutti i fattori naturali sono quelli adatti, a partire dal terreno di impianto. Dopo tale periodo si può assumere che le piante rimaste improduttive lo saranno quasi sempre definitivamente. Alla classica domanda: ‘Quanto può vivere una tartufaia coltivata?’ si può rispondere facilmente che, a parte casi eccezionali, essa è legata imprescindibilmente alla pianta ospite. Questo può non avvenire in natura per la possibile propagazione del micelio da una pianta all’altra, soprattutto quando la seconda nasca in corrispondenza di capillizio della pianta principale. In sostanza, una tartufaia naturale può benissimo sopravvivere alle piante ospiti. Questo fatto è stato oggetto di osservazione e di sperimentazione, ovvero si è provato a far crescere delle plantule direttamente sulle ‘cave’ di tartufaie in produzione.
Per il valore che sempre più spesso raggiungono i tartufi, la tartuficoltura è uno degli aspetti di maggior interesse commerciale. Come vedremo però pone dei problemi per la varianza dei risultati ottenibili applicando la medesima metodologia alle diverse specie commercializzabili. Da studi eseguiti a livello nazionale emerge infatti la seguente ripartizione degli impianti eseguiti:
- 80% Nero Pregiato
- 15% Scorzone
- 5% Bianco Pregiato e altre specie (Nero d’Inverno, Marzuolo, Uncinato)
Ma entriamo nel vivo della trattazione, suddividendo la trattazione per i principali argomenti della coltivazione del tartufo.
PH del terreno
( non sai cos’è il PH del terreno ? leggi il nostro piccolo dizionario … )
La scelta del terreno è fondamentale per la riuscita dell’impianto di una tartufaia perché la relativa analisi fisico-chimica deve evidenziarne un PH adeguato per la specie che si intende coltivare.
Sotto questo aspetto, i tartufi più esigenti sono certamente il Bianco Pregiato in primis ed a seguire il Nero Pregiato. Per queste due specie, un terreno con PH inferiore a 7.5 pare non adeguato. Tuttavia è opinione di chi scrive che la classica analisi fisico-chimica possa non essere sufficiente ma si debba determinare anche l’origine geologica del terreno.
ll terreno – Geologia
Prendendo spunto infatti dai lavori pubblicati da L.Mannozzi-Torini, a seguito di analisi comparata ottenuta sovrapponendo le cartine delle tartufaie censite di un’ampia zona con la relativa carta geologica, si è potuta notare una forte correlazione esistente fra la natura geologica del terreno e la sua vocazione tartufigena.
In aggiunta a quanto sopra, si consideri inoltre che per motivi più disparati le caratteristiche fisico-chimiche del campione di terreno raccolto per l’indagine potrebbero non coincidere con quelle del terreno nel suo complesso. Ci sono inoltre delle proprietà derivanti dalla lito-stratigrafia del terreno, come ad esempio la capacità di ritenzione idrica, che non possono essere misurate facilmente.
Con questo in mente, raccomandiamo anche una valutazione geologica della zona di impianto. Ad esempio, indicativamente i terreni di origine marina del Miocene e del Pliocene sono da considerarsi mediamente vocati per la produzione del Bianco Pregiato. Come controprova evidenziamo come il Langhiano sia periodo geologico del Miocene in cui si sono originate – appunto – Le Langhe, ovvero il terreno forse più conosciuto in Italia per la sua vocazione tartufigena.
Detto questo, l’impianto di coltivazione del tartufo dovrà avvenire in campo, non nel bosco o in sua prossimità, per evitare la concorrenza di altri funghi micorrizogeni, rispetto ai quali i nostri tartufi sono normalmente soccombenti. Il terreno dovrà essere arato ad una profondità di 40-50 cm. La lavorazione dipenderà molto anche dalla natura del terreno, spesso ricco di scheletro per le tartufaie di nero, ove sarebbe difficile una lavorazione in profondità.
L’esposizione
Una componente particolare del terreno da evidenziare a parte è la sua esposizione.
Per quanto riguarda il Bianco Pregiato ed il Nero Liscio, sicuramente preferiremo esposizioni a Nord, quindi più fresche durante l’estate, mentre per gli altri Neri ed il Marzuolo tenderemo a scegliere posizioni più assolate.
Da uno studio della Regione Toscana è emerso un fatto a prima vista non ovvio: il Tartufo Bianco, con l’aumentare della quota di collocamento della tartufaia ( almeno in Toscana se ne conoscono fino quasi ai 1000 mt di altezza ), tende sempre di più a prediligere esposizioni a Sud, quasi certamente perché a tali quote il fattore limitante non è più l’umidità ma la temperatura al suolo durante la fruttificazione.
Il clima
L’umidità estiva, soprattutto per il Bianco Pregiato, assume importanza fondamentale durante la fruttificazione. Paradossalmente, poi, nel periodo di raccolta ( principalmente autunnale ), un eccesso di umidità assume valenza negativa perché aumenta la possibilità di marcescenza dei carpofori. Si tenga conto quindi che il Banco Pregiato preferisce climi umidi o semi-umidi e non certamente secchi.
Le precipitazioni medie annue aiutano certamente, anche se stiamo assistendo a cambiamenti climatici che purtroppo comportano due soli grandi periodi: uno caratterizzato dalla siccità ed uno dalle piogge.
Tale situazione può essere certamente tollerata dalle specie che fruttificano nella ‘stagione delle piogge’, di valore commerciale minore, ma ciò non avviene per il Bianco Pregiato ( a fruttificazione estiva ) né per il periodo iniziale di raccolta del Nero Pregiato ( a fruttificazione estivo-autunnale ).
In ogni caso, qualunque sia la specie da produrre, nei primi anni di vita delle piantine, nei periodi di prolungata siccità estiva potrebbe rendersi necessaria la irrigazione per sostenerne l’affrancamento e la prima crescita.
La specie di tartufo da coltivare
Come abbiamo visto appena sopra, il terreno deve avere certe caratteristiche, in particolar modo per i tartufi più pregiati ( Bianco Pregiato e Nero Liscio ). Quasi certamente, i numerosi fallimenti all’inizio dello sviluppo della tartuficoltura iniziato a partire dal 1980 circa, sono dovuti a ‘forzature’ in questo senso, magari con l’illusione di facili guadagni, magari fomentata da venditori spregiudicati.
L’analisi fisico-chimica del terreno ( e geologica, aggiungiamo ) determinerà quali sono le specie di tartufo più adatte al nostro terreno. Eventualmente nessuna.
Visti i costi per l’acquisto – da ditte affidabili – di piantine micorrizate con il tartufo, proponiamo di seguito una metodologia ‘a costo minimo’, laddove siano disponibili tartufi freschi della specie da coltivare, anche in parte marcescenti, purché non immaturi: Autoproduzione di piantine micorrizate
La scelta delle piante
La scelta delle piante è fondamentale ed è funzione, prima di tutto, del tipo di terreno che abbiamo a disposizione: caratteristiche geologiche, fisico-chimiche, esposizione,… . Dopo, ma solo dopo, anche della specie di tartufo che vogliamo produrre. Solo per fare un esempio, se avete un appezzamento di terreno assolato e ricco di sassi in superificie, certamente non potrete scegliere di coltivare il Tartufo Bianco Pregiato e vi orienterete sui tartufi neri, diciamo il Tartufo Nero Pregiato. Ovviamente, anche se i Pioppi sono indicati come potenziali simbionti per questa specie, non saranno adatti ad un terreno come il vostro… Se volete avere un’idea di quali siano le piante più adatte al vostro terreno ed alle varie specie di tartufo, controllate sulle nostre Schede dei tartufi o, per una panoramica, sulla nostra pagina dedicata: Piante e Tartufi.
L’impianto
I sesti di impianto dipenderanno ovviamente dalla coltivazione di tartufo che si intende effettuare e dalla specie di piante simbionti.
La densità delle piante per i ‘Neri’ o per il Marzuolo potrà normalmente aggirarsi sui 5mt x 5mt, così da lasciare il terreno abbastanza soleggiato.
Per il Bianco Pregiato, invece, dovremmo puntare ad una maggior ombreggiatura riducendo i sesti di impianto soprattutto per le piante di minor dimensione a maturità.
Tecniche colturali
Le irrigazioni, soprattutto nei primi anni di vita delle piantine, dipendendo dalla esposizione e dalla natura del terreno, saranno certamente più che utili.
In mancanza d’acqua, anche la pacciamatura ( con materiale naturale ma anche artificiale ) potrà essere una tecnica da adottare per mantenere sufficiente il grado di umidità nel terreno.
Le sarchiature potranno essere eseguite ma ad una profondità non superiore ai 10 cm. Questo per non danneggiare le radici più superficiali, proprio quelle con la maggior densità di micorrize e quindi più probabilmente deputate alla produzione.
Per quanto riguarda invece la potatura, essa va distinta nei due periodi di esecuzione. Quella invernale, da eseguirsi per eliminare eventuali rami secchi o impostare la pianta. Quella estiva, normalmente, potrà essere eseguita anche per raccogliere materiale pacciamante.
Inoculo sporale
La dispersione nel terreno di soluzione sporale aiuta la diffusione del micelio e l’entrata in produzione delle tartufaie. Questo soprattutto nei primissimi anni di vita, nonostante le piantine siano già micorrizate.
In alternativa si potrà prendere del terreno sciolto ed idoneo alla produzione, arricchito con soluzione sporale e posto sopra alle radici delle piante, per poi essere assoggettato a sarchiatura.
Altre tecniche
E’ certamente sconsigliato l’uso di diserbanti chimici di qualsiasi tipo per la coltivazione del tartufo. Anche per quanto riguarda le concimazioni si dovrà stare particolarmente attenti a non alterare, anche temporaneamente, il PH del terreno superficiale.