Cani e Tartufi
La storia recente dei tartufi è legata imprescindibilmente al binomio “cani e tartufi”, perché i cani sono gli attuali ed insostituibili compagni dei tartufai.
Diciamo storia recente ed attuali perché per la ricerca del tartufo, in passato, sono stati usati anche altri animali, come la scrofa. Essa infatti riconosce nel profumo del tartufo un ormone sessuale maschile e ne è particolarmente attratta.
In altri tempi il connubio “cani e tartufi” non era cosi scontato. Infatti, non era infrequente vedere alla ricerca un contadino/tartufaio che conduceva la scrofa al guinzaglio e, dietro, il fattore – o il padrone direttamente – che interveniva solo al momento della raccolta, una volta che la scrofa aveva individuato il tartufo; il difficile era allora trattenerla…
Ma torniamo alla situazione attuale: la localizzazione – che a volte inizia decine di metri prima – culmina quando il cane, dopo aver individuato il profumo del tartufo, raspa. Per ràspare si intende scavare con le zampe anteriori nel punto che gli dice il suo fiuto – fino a 20 volte più acuto del nostro.
Ogni volta non si può sapere se ci sia o meno il ‘fuori quota’, il sogno di tutti i tartufai, quel tartufo che – come si diceva un tempo – possa essere raccontato a veglia.
Il cane ripete semplicemente per l’ennesima volta quel gesto che gli è stato insegnato con tanta cura e che lui ha imparato anche e soprattutto perché glielo ha continuamente insegnato il suo padrone, e per cui ogni volta chiederà insistentemente un premio.
Come a dire che il cane cerca il tartufo prima di tutto per indole naturale, ma anche e soprattutto perché sa che è quello che vuole il suo ‘capo branco’, il compagno di tante giornate passate nei boschi, il tartufaio. Il cane quindi assocerà quel determinato premio a quella determinata azione, rifiutando eventuali altri premi ‘privi di valore’ in quel contesto.
Solo per dare uno spunto, tartufai e cacciatori hanno un rapporto totalmente diverso con il proprio cane. Durante la cerca, il cane del cacciatore starà lontano dal padrone, potrà muoversi anche velocemente per vagliare più territorio in una ricerca casuale della preda. Il cane del tartufaio dovrà invece stare vicino al padrone perché altrimenti potrebbe raspare senza essere visto; inoltre la sua ricerca, ovviamente nelle zone conosciute, non è casuale, per la nota stanzialità delle tartufaie: quando si allontanerà dalla zona di produzione sarà richiamato fino a che non vi sia più dubbio che possa esserci ancora qualche tartufo da raccogliere.
Da ciò consegue anche una fisicità diversa: il cane del cacciatore è spesso anche potente, il cane del tartufaio può essere anche relativamente minuto, al massimo mesòfilo anche perché, almeno per il Tartufo Bianco Pregiato, nelle tartufaie sono spesso presenti piante gregarie come rovo e arbusti varii che non agevolano certo il passaggio per cui la dimensione contenuta dell’animale certamente lo aiuta a spostarsi.
Questa è un pò una visione di insieme, mentre invece può essere interessante valutare come il cane entri a far parte indispensabile dell’attività di ricerca e raccolta del tartufo.
Raccontiamo quindi una breve ed ipotetica storia per descrivere in estrema sintesi un minimo di informazioni relativi al ciclo di addestramento di un cane; ideeremo quindi una piccola canina… e chiamiamola Brina.
Brina – Un cane da Tartufo
La storia inizia quando la canina ‘titolare’ del tartufaio ha fra i 6 ed 7 anni di vita, cioè circa la prevedibile metà della sua attesa di vita. Il tartufaio decide allora che, per continuità e pensando all’inevitabile ‘dopo’, sia venuto il momento di una nuova recluta. Nel mese di marzo si reca allora presso un allevatore di cani da tartufo a visitare una nuova cucciolata, per scegliere una femmina, così da poterla mettere assieme all’altra.
Fra le cuccioline ancora disponibili sceglieremo la più curiosa ed affabile, che si lascia avvicinare, ed anche la più golosa dei biscottini. Volendo avviare la futura cucciolina alla ricerca del Bianco Pregiato, il mese di marzo non è scelto a caso: quando inizierà la stagione ‘vera’, ad ottobre, la canina (nata a febbraio) avrà già circa 8 mesi per cui potrà iniziare l’addestramento nel bosco.
Ai tre mesi di vita, il tartufaio prende Brina che la porta a casa e la mette assieme alla canina ‘titolare’. La cosa non genera particolari problemi, anzi, Brina viene accettata di buon grado.
Inizia l’addestramento
Inizia fin da subito l’addestramento, offrendo alla cucciola delle crocchettine imbevute di olio tartufato. Certo, sarebbe meglio usare del Tartufo Bianco vero, ma non è ancora stagione … comunque Brina ne è subito ghiotta e, giorno dopo giorno, inizia a cercarli attivamente, anche fra l’erba, anche nascosti.
Dopo qualche giorno arriva il momento fatidico: le crocchette vengono nascoste leggermente sotto terra. Brina cerca con frenesia, scodinzola ed alla fine ‘punta’ il naso sul terreno per poi iniziare a raspare freneticamente… grande! L’istinto è quello buono, si tratta ora di affinarlo. Non tutti i giorni, ma abbastanza frequentemente, sull’inizio del giorno per evitare il caldo quando inizia la stagione estiva, portiamo Brina nel campo vicino. Qui, circa mezz’ora prima, seppelliamo le ‘crocchette tartufate’ e mettiamo un piccolo segnalino esterno (di solito un piccolo pezzo di legno piantato in vicinanza) per riconoscere il punto. Ad ogni ritrovamento, in premio un piccolo pezzo di biscotto, sempre dello stesso tipo.
Il primo giorno di lavoro
Sono passati diversi mesi, Brina è cresciuta ed è iniziata la stagione del Bianco: è venuto ormai il gran giorno, la prima uscita nel bosco. Appena sciolte, uno spettacolo: la ‘titolare’ che, dopo mesi, entra subito a trotto e Brina, oramai cresciuta, che guaisce contenta e le corre dietro andando di quà e di là senza fermarsi un attimo.
La stagione è agli inizi, non c’è quasi niente ma la ‘titolare’ fa qualche raspata qua e là, anche di ‘tartufi selvatici’, mentre la piccola corre attorno felice. Niente di che, è tutto normale. Non appena viene cavato il primo, piccolo, Bianco, lo diamo a Brina, che sicuramente non ne vorrà sapere.
Dando prima il biscotto e poi il tartufino, Brina si accorge della differenza ma decide di mangiarlo. Bene così.
La mattinata scorre, Brina sembra non aver mai fatto niente ma intanto ha iniziato a vedere come si muove la canina più grande, come viene premiata, dove annusa…
Per tutta la prima stagione, con pazienza, dovremo incitare Brina con premi e pezzetti di tartufo, che dopo un pò mangerà golosamente. E alla fine, dopo svariate uscite, Brina inizierà le prime raspate, irruenti – da brava cucciolina, in punti dove magari sente solo un pò di odore ma dove non c’è niente.
Zero to hero
Ad un certo punto raspate iniziano ad essere veramente indicative: comincia a trovare i ‘selvatici’, viene premiata … fino a quando, un giorno, mentre la canina più vecchia sta raspando, Brina va lì accanto e fa una bella raspatina. Sentendo la terra nel ‘buco’ che ha fatto, eccolo! Il primo Bianco che ha trovato la Brina. La ricompenseremo con dei gesti affettuosi, richiamandola sul ‘buco’ ( senza troppo successo ) per incitarla a raspare di nuovo e poi premiata ancora.
Da lì il percorso, piano piano inizia ad essere in discesa. Quando ‘segna’, cioè quando sente qualcosa, anche lei viene seguita meglio, iniziano le piccole soddisfazioni, qualche tartufo lo trova, mano a mano sempre più spesso. Infatti la canina più vecchia, assai più esperta, è normalmente la prima a sentire e localizzare le prede..
Ma intanto Brina impara, quando vede l’altra ‘braccare’ le si fa sotto, cerca anche lei. Non è infrequente che Brina cerchi di raspare dove la canina più vecchia inizia a cercare. Insomma, per dirla breve, è un pò come se la canina più vecchia trasmettesse esperienza alla più giovane.
Gli anni a seguire sono abbastanza simili: tante più uscite fa Brina, quanto più brava diventa.. Dopo qualche anno Brina diviene la canina che trova più spesso, che raspa più di frequente. Ed alla fine diviene la nuova ‘titolare’. Il tartufaio sa bene cosa vuol dire questo, perché dopo averne avuti diversi, ha imparato bene dall’esperienza che, purtroppo, la loro vita media è di gran lunga inferiore a quella dell’uomo.
La scelta del cane e l’addestramento
La scelta del cane:
- La taglia del cane da scegliere deve essere mesòfila, ovvero né troppo piccola né troppo grande; nel primo caso si avrebbe poca resistenza al lavoro, nel secondo meno agilità nello spostarsi su terreni a volte non facili. In questo senso, la razza che forse meglio delle altre è adatta alla ricerca per tartufo è quella del Lagotto Romagnolo.
- Il cane non deve avere l’istinto del cacciatore perché durante la ricerca in natura sarebbe troppo distratto dall’odore degli animali selvatici
- Il cane deve dimostrare attaccamento al padrone
- per quanto riguarda il genere: il maschio è tendenzialmente più potente ed irruento, la femmina mediamente più docile e resistente. Il maschio è sempre pronto per l’accoppiamento, e sente una femmina in calore anche a distanze considerevoli. La femmina invece va in calore mediamente due volte all’anno, e durante l’estro attira ovviamente i maschi. Tenuto conto di tutto, forse è la stessa tecnica di ricerca del tartufo, che non necessita di potenza del cane, a lasciar preferire le femmine. Ma questa è soprattutto una scelta soggettiva del tartufaio.
L’addestramento:
- L’addestramento deve iniziare immediatamente, fin dai primissimi mesi di vita; qualcuno addirittura sfrega le mammelle della mamma dei cuccioli con dell’olio tartufato.
- L’addestramento iniziale deve essere progressivo. Inutile e dannoso forzare le tappe. Ogni volta che il cucciolino (o la cucciolina) trova quello che vogliamo, diamogli un premio; è essenziale che sia sempre lo stesso (anche dei frollini vanno benissimo), va dato anche con dei gesti di affetto. A volte, infatti, si tende a sottovalutare l’importanza del rapporto reciproco che si deve instaurare fra tartufaio e cane.
- Quindi: prima si inizia con il far mangiare dei piccoli pezzi di pane o delle crocchette da cuccioli leggermente imbevute di olio tartufato ( questo, ovviamente, in assenza di tartufi veri e propri)
- A seguire: si inizia a farli cercare in ambiente aperto, magari strusciandoli leggermente a terra, anche per qualche metro
- … poi si inizieranno a nasconderli dietro qualche ostacolo o nell’erba
- … e si proseguirà col nasconderli sotto poca terra … è fondamentale che il cane raspi con le zampe.
- … ed infine si nasconderanno sotto svariati centimetri di terra … è fondamentale che il cane raspi con le zampe.
- Fatti con successo tutti i passi precedenti, si partirà con la ricerca vera e propria, in natura, assai meglio se assieme ad un cane o cagna più vecchi, che renderà più facile l’apprendimento per imitazione. Soprattutto durante la fase iniziale è assolutamente importante la perseveranza, perché in tale fase sembrerà che il cucciolino o la cucciolina non stiano imparando, ma non è così. Se c’è l’accompagnamento di un cane più vecchio che tenderà a precedere sempre il cucciolo nel braccare il tartufo, le prime raspatine cominceranno probabilmente dopo uno o due mesi, ma niente paura.
Considerazioni generali su Cani e Tartufi
Associate sempre un comando verbale o gestuale alla stessa azione. Ad esempio indicate con la mano il punto dove vi state dirigendo, perché il cane saprà così che quella che gli state indicando è la direzione che volete che prenda. Dopo parecchie ripetizioni, ad apprendimento terminato, quando gli indicherete un punto lui tenderà a dirigervisi.
Generalmente il cane deve essere stimolato a stare vicino al tartufaio, per cui :
- – da considerare che nel caso di stagione ‘avara’, quindi con poca raccolta, non è male premiare comunque, periodicamente, l’impegno del cane
- – eventuali rimproveri devono essere contenuti e limitati al solo momento di defaillance
- – una pausa periodica, con il cane che istintivamente tende a riavvicinarsi al padrone, lo rinfranca e tende a ‘fare squadra’, cosa a volte sottovalutata
- – può sembrare paradossale, ma punire il cane quando ‘rientra’ dopo essersi allontanato in autonomia può essere addirittura controproducente; l’ideale sarebbe intervenire nel momento stesso in cui il cane inizia ad allontanarsi…
Consigli
Quando la ricerca è finita, tenete il vostro cane vicino. Se volete, al guinzaglio, forse meglio se gli insegnate a starvi vicino in libertà, con dei comandi del tipo: ‘Quì’, quando si allontana. Un cane che non viene controllato tende ad acquisire dei difetti, tipicamente quello di stare lontano dal tartufaio.
Pare un controsenso, ma rimproverare un cane adulto perché ha mangiato un tartufo è controproducente. Il difetto, se del caso, sta nel non avergli insegnato a dovere quando era cucciolo ed in ogni caso il rimprovero appare inibitorio proprio di quell’attitudine che vogliamo sviluppare.
Qualcuno tende ad addestrare il cane anche al riporto del Tartufo, cosa che ha certamente senso ma solo con quelli più compatti, mentre invece per il Bianco Pregiato è francamente difficile pensare che un cane riesca a cavarlo senza danneggiarlo, nel caso almeno di pezzature importanti..
Imparate a capire il vostro cane!
Tutto questo per dire che un addestramento al riporto potrebbe essere eccessivo quando non dannoso per il tartufo. Molto meglio, allora, addestrare il cane ad interrompersi a comando quando il tartufaio non sia abbastanza vicino da impedire che il tartufo sia rovinato da una raspata troppo irruenta.
Tenete conto che anche fare dieci-venti metri in condizioni non agevoli comporta parecchi secondi, entro i quali un cane potrebbe rovinare il tartufo, soprattutto quando superficiale.
In alcuni casi, il nostro cane (o la nostra canina), tenderà a farci capire che ha sentito qualcosa anche senza la classica ‘raspata’. Ad esempio perché ha sentito qualcosa in mezzo ai rovi, piuttosto che in un punto difficilmente raggiungibile, o anche perché non riesce a localizzare il punto preciso perché il profumo percola da un punto sovrastante.
Il profumo del tartufo, infatti, non è altro che un gas più pesante dell’aria che, letteralmente, scivola sul terreno lungo i declivi naturali.
Nei punti di accumulo, ovviamente, il cane ne sente la maggior presenza ed in condizioni particolari non ne capisce la provenienza. Il tartufaio esperto capisce che il cane ha ‘sentito’ qualcosa dal suo comportamento: tipicamente, il cane abbassa verso il terreno la parte anteriore del corpo per aumentare la percezione ed inizia a muovere la testa alternandola lentamente tra la destra e la sinistra, ‘spazzolando’ il terreno. In quei casi, deve intervenire l’esperienza rallentando l’azione per battere meglio il terreno, magari incitando il cane ad insistere nel cercare di localizzare il tartufo.